Un Giardino raccontato sulla carta

Nel cuore del XVIII secolo, mentre le ville di delizia lombarde conoscevano la loro stagione più splendente, Marc’Antonio Dal Re, incisore ed editore milanese, viaggiava di residenza in residenza, carta e bulino alla mano.
Il Castello di Belgioioso, con le sue geometrie ordinate, i viali prospettici, le carpinate monumentali e i gruppi scultorei che ornano i parterre, gli apparve come uno dei più eleganti esempi di giardino all’italiana dell’intero territorio lombardo-veneto.

Dal Re non si limitò a registrare un’immagine: le sue incisioni erano un vero atto di memoria visiva, uno strumento di conoscenza e di celebrazione dell’arte del giardino.
Quelle tavole, scolpite con precisione minuziosa, restituivano non solo la pianta e la disposizione dei percorsi, ma anche l’atmosfera di delizia che questo luogo trasmetteva.
Tra architetture scenografiche, prospettive di siepi potate e statue mitologiche, Belgioioso diventava, nella lastra di Dal Re, un piccolo teatro naturale dove passeggiare era quasi come assistere a una rappresentazione.

Queste immagini non erano solo destinate ai collezionisti: raccontavano al mondo lo splendore delle famiglie che, come i Barbiano di Belgioioso, trasformarono antichi fortilizi in residenze di piacere immerse nella campagna.
Con il suo lavoro, Dal Re ha fissato per sempre un’idea di bellezza, regalando ai posteri una traccia chiara di ciò che il tempo avrebbe potuto cancellare.

I Secoli e il silenzio

Nei secoli successivi, come accadde a molti giardini storici, anche Belgioioso conobbe il lento scorrere del tempo, l’incuria, le trasformazioni.
Tempeste, guerre, nuovi proprietari e cambiamenti di gusto portarono a modifiche, abbandoni, potature sbagliate e piante lasciate crescere senza ordine.


Quelle prospettive incise, così perfette e ordinate, persero nitidezza tra siepi scomposte, statue erose, viali invasi da erbe infestanti.

Eppure, sotto la superficie di questo silenzio, la storia non si è mai spenta.
Le incisioni di Dal Re hanno continuato a vivere in biblioteche, collezioni private e archivi: mappe di un tesoro dimenticato, pronte a ispirare un nuovo capitolo.
Così, mentre il giardino reale perdeva chiarezza, sulle pagine di carta rimaneva intatta l’immagine di un luogo di bellezza, equilibrio e meraviglia.

Il Restauro Una Rinascita

Quando è arrivato il momento di riportare in vita questo giardino, proprio le tavole di Dal Re sono tornate preziose come non mai.
Grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e all’Investimento 2.3 dedicato a parchi e giardini storici, studiosi, progettisti e agronomi hanno potuto confrontare le immagini di allora con la realtà di oggi.
Quelle incisioni, dettagliate fino all’ombra di una siepe, hanno guidato le scelte: dove riallineare i viali, come risanare le carpinate monumentali, dove reintegrare le fontane interrate e ridare forma ai parterre.

Il restauro non si è limitato a ricostruire ciò che era scomparso.
Ha scelto di restaurare lo spirito del luogo, combinando cura botanica, pulizia delle sculture, recupero delle fontane, nuove tecnologie di irrigazione e percorsi accessibili a tutti.
Il giardino torna a essere uno spazio vissuto, rispettoso delle radici storiche ma proiettato nel presente.

Camminare oggi, vedere ieri

Oggi, chi passeggia tra i sentieri di ghiaia, tra siepi di carpino e scorci di statue antiche, sta camminando dentro una pagina incisa oltre due secoli fa.
Ogni prospettiva ritrovata, ogni scorcio recuperato, ogni zampillo d’acqua che rispecchia Nettuno e le figure mitologiche, è un pezzo di racconto che Dal Re ci ha lasciato in eredità.

Il visitatore diventa parte di una storia lunga secoli: lo sguardo segue le linee disegnate a bulino, riscopre la geometria nascosta, ascolta l’eco di passeggiate nobiliari, feste estive, giornate di contemplazione silenziosa.
E intanto, il giardino continua a respirare come un grande organismo: aperto, curato, restituito alla comunità grazie all’Europa e a chi crede che la bellezza meriti di durare.